Friday, September 08, 2006

“Navigando” alla scoperta della Spagna in “moto”
appunti di viaggio, parte seconda: Barcellona (1)

testi e foto digitali
di
Erminio D’Alessandro

Scrivere di Barcellona in una cartella via web non è un’impresa possibile, scrivere di Barcellona in maniera soddisfacente è cosa da professionisti, non posso quindi che trasmettere, ai lettori di questa rubrica, che alcune sensazioni attraverso poche righe e qualche immagine. Siamo a martedì 8 agosto, la nave entra nel porto intorno alle 15 e 40, un leggero maestrale appena mitiga il sol leone e il termometro è posizionato intorno ai 34 gradi. L’attività portuale è intensa, diversi i traghetti delle linee interne in arrivo e partenza, sulla funivia che attraversa l’intera area portuale due cabine vanno e vengono in continuazione piene di turisti. I quasi 40 minuti di attesa per lo sbarco non passano mai, finalmente dal buio del ponte inferiore passiamo al sole accecante della banchina, una breve fila e poi in strada fuori dai cancelli del porto. Con l’ausilio del navigatore satellitare in pochi minuti raggiungiamo l’hotel prenotato via Internet, 4 stelle di recentissima costruzione. Tutto ok, la prenotazione è regolarmente registrata e ci vengono assegnate immediatamente le stanze al primo piano, ampie e confortevoli con un arredamento classico e moderno al tempo stesso, di grande gusto architettonico, aria condizionata. Gli ingredienti per una buona vacanza ci sono tutti. Intorno alle 19 ci riuniamo nella hall per pianificare la serata: nessun dubbio il miglior locale dove di mangia mentre si suona, canta e balla il flamenco. Fatta la prenotazione attraverso la reception dell’hotel per le ore 21.30 ci tuffiamo nel cuore di Barcellona. Il traffico è caotico come in una nostra grande città, ma più scorrevole rispetto a Roma o a Napoli, non vi sono auto in divieto di sosta, nessuno in doppia fila, non ci sono lavavetri agli incroci, pochissimi semafori e strade larghe, molto larghe ed a più corsie. Dopo aver visitato il complesso del pueblo espagnol sulla collina di Mont Juic, ci tuffiamo nel table de Carmen, ove, grazie all’interessamento di una giovane portiere di albergo, ci è stato riservato un tavolo in prima fila prospiciente il palco. Solitamente questi locali in cui lo spettacolo è predominante rispetto alla cena, offrono un menù modesto in tutti i sensi, invece da Carmen la cucina è raffinatissima e pur se con menù fisso, ricca dei sapori della Spagna con tutti i piatti curatissimi nella preparazione e presentazione a cominciare dal primo piatto di insalata catalana, infine una serie di brocche di profumata e fresca sangria ci ha messo subito nell’umore giusto per la serata. Il livello dello spettacolo è notevole ed all’altezza del prezzo complessivamente pagato, tra ballerini di flamenco, chitarristi e coristi, una ventina di elementi dai venti ai quarant’anni, hanno tenuto la scena senza interruzioni dalle 22 sino alla mezzanotte inoltrata. Sulle pareti del locale tante fotografie con personaggi famosi, tra questi anche Marlon Brando abbracciato ad una giovane Carmen oggi sessantenne regista e scenografa dello spettacolo. Le brocche di speziata e dolce sangria volavano dalle mani dei camerieri alle mani degli avventori, il ritmo del flamenco sempre più incessante, i piedi dei ballerini per effetto del ballo, per effetto della bravura e soprattutto per gli effetti della sangria ai nostri occhi, ad un certo punto non si vedevano più, tutti gli spettatori battevano i piedi e le mani in un ritmo frenetico con un frastuono assordante a tempo di flamenco. Tutti coinvolti i trecento avventori, avevamo messo i piedi in Spagna da poche ore, ma da Carmen eravamo tutti spagnoli e già parlavamo lo spagnolo, a volte maccheronico, ma comunque efficace per farci capire con qualche sorriso “…italiani!”, è proprio vero che ci facciamo riconoscere ovunque. Ci tratteniamo nel locale sino alla chiusura, percorriamo la strada di uscita con i chitarristi di flamenco che ancora suonano e ballano sino al parcheggio. Dal table de Carmen all’albergo, a notte inoltrata, a passo di flamenco, canti e balli conditi con “olè” “hola” “viva l’espania”. Sento l’obbligo di rassicurare l’attento lettore che ben conosce il nostro mezzo di locomozione, che non ho mai preso una sbronza in vita mia, la mitica e dissetante sangria del table de Carmen, a bassa gradazione alcolica, aveva sortito solo un benefico effetto buon umore, che, accompagnato al divertimento del primo giorno di vacanza, alla temperatura gradevole ed alla vista appagante di Barcellona by night, aveva generato un cocktail vincente di allegria che aveva coinvolto tutta la compagnia. La vita a Barcellona comincia alle due di notte, traffico in tilt come nel pomeriggio, flotte di splendide ragazze mitigano la calura con abiti succinti, leggeri e trasparenti, ma il viaggio alle spalle, la notte precedente in nave, e soprattutto gli sguardi vigili delle arcigne mogli, ci inducono, nostro malgrado, a “ricoverarci” nelle stanze di albergo e “spalmarci” sui grandi letti per primi tra tutti i clienti sotto lo sguardo stupito del portiere di notte. Il giorno dopo ci aspetta Gaudì con le sue architetture ed una giornata da 36° all’ombra, chiudiamo gli occhi e torniamo col pensiero ai viali di Barcellona ed alle “flotte” in navigazione in barba alle “arcigne”.

Dal portale www.pescaraonline.net


didascalia foto n. 1 L’Hotel VINCCI MARITIMO a Barcellona
didascalia foto n. 2 una veduta del “PUEBLO ESPAGNOL”
didascalia foto n. 3 coristi, chitarristi e ballerini di Flamenco al table de Carmen

Wednesday, September 06, 2006


I TRAMONTI D’ABRUZZO
Ripresi da un fotografo non professionista

di Romano Di Bernardo
Non occorre essere fotografi professionisti per ritrarre i tramonti della nostra TERRA. Il primo “calar del sole” in bianco e nero l’ho ripreso con una macchinetta che ora custodisco gelosamente perché mi ricorda gli anni dell’adolescenza.
Era una “Comet”, senza tante pretese, ma sicuramente valida per chi, privo di esperienza, si avvicinava al mondo della fotografia. Manovrando una levetta sopra l’obiettivo scoprii da solo che avrei potuto determinare il “tempo di posa” e così mi avventurai ad impressionare il primo tramonto dalla finestra della mia casa rivolta verso il Gran Sasso.
Fu un vero disastro. Il mio amico fotografo professionista Mario Angelone, al quale portai a sviluppare il rullino sicuro di aver fatto un capolavoro, mi insegnò i primi elementari presupposti per fare una foto decente e non sprecare inutilmente preziose pellicole solo per riprendere improbabili “composizioni astratte”.
Poi mi fece vedere uno di quei gioielli da lui usato per i matrimoni (siamo agli inizi degli anni ’60) che, paragonato alla mia “Comet”, era come mettere una “Ferrari” di fronte ad una bicicletta.

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Oggi disponiamo della fotografia digitale alla portata di tutti e quindi posso anche permettermi di scattare fotografie sbagliate, tanto non costa niente.
Ed allora ho provato a riprendere alcuni tramonti osservati dal mare e dalla collina di S. Silvestro senza la pretesa di considerami bravo e senza aspettarmi elogi da chi si trovasse a visitare questa pagina del mio Portale www.pescaraonline.net.
Mi pare che non siano uscite tanto male, anche se, ne sono sicuro, l’amico Enzo Maccarone, (collaboratore di questo sito) che si considera più bravo di me, avrà sicuramente da ridire…
Alla base di tutto, comunque, c’è l’amore per la mia PESCARA e per il mio ABRUZZO che sento in modo intenso soprattutto quando mi trovo lontano dall’Italia. Questo, del resto, è il sentimento che alberga nel cuore dei miei amici che vivono all’estero e con i quali sono in continuo contatto proprio attraverso questo mezzo di comunicazione.

(dal sito www.pescaraonline.net)